Anatomia dell’apertura delle anche

L’anca è un’articolazione sferica, formata dall’osso della coscia, il femore, e l’incavo dell’osso del bacino, l’acetabolo.

Le sue funzioni principali sono: 

  • sostegno della parte superiore del corpo
  • mantenimento dell’equilibrio
  • aiuto nel piegamento in avanti, nel sollevamento delle gambe per camminare e correre e nel raddrizzarsi quando ci si sdraia.

Per i movimenti appena citati, è necessaria una grande coordinazione di molti muscoli, quali gli adduttori, l’ileopsoas, i muscoli dei glutei, i muscoli ischio-crurali, il quadricipite e i muscoli rotatori esterni.

Ciascuno di questi gruppi di muscoli è responsabile di più tipologie di movimento, ma in generale, la gamma di movimenti che ci consente l’articolazione dell’anca è molto completa, includendo quelli in avanti, indietro, laterali e rotatori.

Noi vogliamo però focalizzarci sui cosiddetti movimenti “di apertura” delle anche, così importanti nello Yoga. Ma già dopo qualche nozione di anatomia, capiamo subito che il bacino non si “apre”. Infatti, quando parliamo di apertura delle anche, ci riferiamo al movimento di rotazione esterna del femore, che avviene esclusivamente a livello dell’anca.

Tutte le forme che adottiamo per raggiungere un risultato visivo di apertura e che coinvolgono movimenti accessori, sono quindi “compensazioni” e per questo è bene iniziare focalizzandosi sulle posizioni in piedi e a gamba tesa, che evitano dunque di includere fin da subito la rotazione del ginocchio.

L’ elemento interno più importante in questo caso è sicuramente il movimento del gran trocantere (la tuberosità più grossa del femore, che dà inserzione a diversi muscoli) : si deve indirizzare indietro e internamente, verso l’acetabolo. Questa attivazione ci aiuta a non sovraccaricare l’articolazione dell’anca o a contare esclusivamente sulla sua mobilità. Tutto ciò andrebbe appreso fin dalle posizioni più semplici (quelle in piedi), perché eviterà l’insorgere di problematiche nell’affrontare asana più estremi.