Neurodinamica: il nervo sciatico

Sono molto affezionata all’argomento di questo articolo, perché è stato quello che anni fa mi ha permesso di creare il mio primo link tra la pratica Yoga e il mondo della fisioterapia, permettendomi di unire vari tasselli delle due discipline della mia vita, per praticare in maniera sicura. 

È stato poi uno dei primi argomenti che allievi e pazienti mi hanno chiesto e che mi ha fatto intuire che mettere insieme questi due mondi poteva essere d’aiuto a molte persone.

Ecco quindi che oggi inizieremo a parlare di sciatica.

Come sempre, è bene incominciare con la parte anatomica, per avere un’immagine chiara di ciò che sta succedendo all’interno del corpo. Solo una volta interiorizzata l’immagine della condizione specifica, saremo in grado di decidere anche in autonomia quali variazioni applicare, all’interno delle indicazioni generali che ci vengono fornite (per questo sono argomenti interessanti per tutti: praticanti e insegnanti).

Ma che cos’è la sciatica? 

La sciatica (correttamente, sciatalgia) è una patologia molto diffusa che comporta l’infiammazione del nervo sciatico. 

Il nervo sciatico, o nervo ischiatico (che in realtà non è un unico nervo, ma ha origine da diverse radici nervose) è un nervo misto, che si occupa sia del movimento che della sensibilità.

È il più grande e lungo del nostro corpo: parte dalla parte bassa della nostra schiena, fino ad arrivare al piede e coinvolge quindi tutta la parte posteriore della metà bassa del corpo.

Qui è bene fare uno specifico appunto sulla pratica Yoga: come abbiamo visto più volte, nello Yoga si tende molto ad allungare la parte posteriore del corpo ed è qualcosa che in certe condizioni, proprio come la sciatica, non è consigliato. 

E ora è importante inserire anche un ulteriore concetto: la neurodinamica. 

La neurodinamica è quella specialità della fisioterapia che si occupa della biomeccanica del nervo. Perché anche i nervi si muovono ed è importante che siano in sincronia con il movimento: quindi non sono solo articolazioni e muscoli che si muovono in un certo modo, ma è anche il nervo che deve accompagnare il movimento.

Questo ci interessa in particolar modo, perché è fondamentale capire che, quando c’è qualcosa che impedisce al nervo di muoversi e scorrere, è allora che si crea infiammazione!

Che si tratti di scivolamento, stiramento o compressione, quando si ha a che fare con i nervi bisogna quindi avere un’attenzione particolare.

Che cosa fare in caso di dolore al nervo sciatico?

1- Inannzitutto, inizio con l’evitare tutti quegli allungamenti che mi fanno percepire maggiore dolore.

Un test può essere quello di valutare quanto posso allungare il nervo senza che ci siano dei sintomi (quanto il nervo è sensibile al movimento di allungamento?).

2- Poi, imparo a non rimanere troppo a lungo nelle posizioni quando sento formicolio o intorpidimento. Questo è infatti il sintomo di un sistema nervoso che non è in grado di tollerare quel tensionamento.

3- Quindi, adatto la mia pratica. Come? 

  • Evito totalmente le flessioni e mi focalizzo invece sulle estensioni (hai visto le lezioni sugli archi?).
  • Mi concentro anche su esercizi di segmentazione spinale, che mi aiutano a mobilizzare L4 ed L5, per liberare spazio ed evitare ulteriore infiammazione al nervo.
  • Imparo a lavorare in modo dinamico attraverso il cosiddetto sliding,  per riadattare il sistema nervoso a muoversi e scorrere liberamente.
  • E infine (anzi all’inizio, visto che è la conditio sine qua non per iniziare a lavorare su una patologia nel modo più sicuro), mi faccio vedere da un professionista: il fai da te e le auto-diagnosi sono bandite!

Gli inarcamenti: il respiro come strategia

La maggior parte di noi tende ad avere la parte superiore della schiena leggermente arrotondata e la zona del torace “chiusa”, spesso a causa della postura seduta che teniamo per la maggior parte della nostra giornata. Questo però può portare a una respirazione molto più superficiale e meno profonda.

Inoltre, come abbiamo già visto nello scorso articolo, la tendenza a non voler mostrare i nostri lati vulnerabili, ci induce a proteggere il luogo del cuore, chiudendoci ulteriormente in avanti. 

Gli inarcamenti, al contrario, allungano ed espandono il torace, favorendo una respirazione più profonda (quindi maggiore ossigenazione del sangue), oltre a creare forza nei muscoli della schiena, migliorando la nostra postura. 

Ma solo portando la colonna vertebrale in allungamento ed estensione, aprendo quindi la parte anteriore del corpo, potremo creare una vera e propria elevazione del torace, aiutando l’ingresso nell’asana di backbend. 

Possiamo dunque dire che l’elemento chiave degli inarcamenti, che ci permette di entrare in una postura in maniera consapevole, sicura e controllata sia proprio il respiro!

E come potersi preparare al meglio?

Assumiamo una comoda posizione seduta a gambe incrociate. Portiamo braccia e mani indietro, puntiamo i polpastrelli a terra e chiudiamo gli occhi. Inspirando, indirizziamo il torace in alto e in avanti. A ogni inspiro, percepiamo le vertebre dorsali che iniziano a entrare in estensione. Sull’espiro restringiamo in modo morbido l’addome, senza lasciare collassare la cassa toracica. 

Cerchiamo quindi di mantenere lo spazio creato tra torace e bacino.

Ripetiamo per alcuni cicli, provando a portare le mani sulle cosce e tenendo conto che l’espiro svuota prima l’area clavicolare, poi quella toracica e infine l’addome.

Concludiamo con una respirazione completa, espirando completamente dalla bocca. Lentamente, apriamo gli occhi.

Gli inarcamenti: chiave d’accesso al mondo interiore

Per inarcamento intendiamo l’estensione della colonna: non vogliamo utilizzare il termine “piegamento”, perché evoca un’immagine di chiusura, mentre gli inarcamenti portano con sé una sensazione di estensione (vertebrale) e di apertura (del luogo del cuore).

I backbend sono però posizioni molto temute all’interno della pratica Yoga: per la notevole difficoltà fisica che comportano, per la più che legittima paura di cadere (o dell’ignoto) che innescano, ma anche perché sono porte d’accesso a mondi interiori, resistenze inconsce ed emozioni nascoste.

Sono necessarie molta pratica e una buona dose di sicurezza, prima di riuscire a integrare una sequenza completa di backbend nel quotidiano. Tecnica e conoscenza anatomica si rivelano dunque indispensabili anche in questo caso, ma oggi vedremo altri elementi altrettanto importanti, utili ad approcciare queste posizioni in maniera sicura, consapevole e addirittura curativa.

Spesso ripeto quanto mente e corpo siano strettamente collegati e in effetti, anche questa volta, ho deciso di parlare degli inarcamenti innanzitutto dal punto di vista emotivo. 

Vediamo perché…

Innanzitutto, proprio dal punto di vista fisico, attraverso gli inarcamenti inneschiamo dei processi biochimici uguali a quelli che vengono attivati dalle emozioni intense, ovvero battito cardiaco accelerato, difficoltà nel respiro e così via.

Inoltre, i backbend sono posizioni del tutto innaturali oltre che dal punto di vista corporeo, anche dal punto di vista mentale ed emotivo. La risposta naturale del nostro corpo al pericolo è infatti quella di chiudersi, proteggendo la nostra parte più vulnerabile: il cuore, sia esso inteso come fisico, emotivo o energetico. 

Gli inarcamenti ci inducono invece a compiere un’azione totalmente opposta, facendoci “aprire al mondo” e rendendoci dunque più vulnerabili.

Per questo essi richiedono (e costruiscono) coraggio!

La tendenza naturale sarà dunque quella di scappare, di non affrontare queste posizioni o sentire un crescendo di frustrazione nel momento in cui sembrerà di non essere abbastanza bravi, flessibili, forti o temerari. 

Ma è proprio quando le cose si faranno difficili che lo Yoga insegnerà a trovare la giusta rotta, attraverso l’ascolto, la consapevolezza e l’osservazione senza giudizio.

Le stesse qualità che serviranno poi anche nella vita.

Gli inarcamenti sono quindi la nostra lezione di coraggio, da affrontare prima sul tappetino, ma da portare poi al di fuori di esso.